Molti riti e molte usanze che hanno caratterizzato per tanto tempo la tradizione popolare custonacese stanno pian piano cambiando formula o addirittura scomparendo.
· La mattina dell’Ascensione si soleva, per devozione lavarsi la faccia con l’acqua di mare, in modo da purificarsi e farsi benedire dal Signore.
Il giorno di Ferragosto era praticamente proibito fare il bagno al mare, perchè infestato da spiriti maligni.
· La notte del 31 ottobre i genitori, solevano allestire per i propri bambini un cesto pieno di frutta martorana, “pupi” di zucchero, cioccolato, caramelle e piccoli doni. Il giorno dopo (1 novembre) al loro risveglio, i bambini erano convinti di trovarsi davanti i doni portati dai “morti” ovvero gli avi della famiglia ormai estinti che in quella particolare giornata avevano un pensiero per i familiari vivi della terra. Questa usanza persiste ancora in molte famiglie, ma i bambini d’oggi, ormai molto più svegli e vivaci non sempre abboccano alla storiella.
· L’ 11 novembre, San Martino, era consuetudine mangiare le “mufulette” tipico pane dolce arricchito da semi di anice e da uva passa, condito con ricotta o con vino cotto.
Questa tradizione non si è persa del tutto, anche perchè tutti i panifici, in quel periodo usano preparare questo tipo di pane.
· Per la festività dell’Immacolata, si preparavano e si gustavano dei dolci poveri come la spincia e le cassatelle fritte. E' ancora così, anche se la preparazione di questi dolci non è solo circoscritta a questo giorno, ma ormai ogni momento dell’anno è buono per preparare e consumare questi dolci.
· Per la festività di Santa Lucia era usanza, e lo è ancora per molti non mangiare il pane, sostituito dalla cuccia (pietanza a base di grano cotto variamente condito), e/o dal riso, e/o da arancine di riso.
· Dal 13 dicembre fino alla notte di Natale, era usanza chiamare i giorni che si succedevano “carennuli”. I contadini prevedevano il tempo associando ad ogni giornata un mese (ad esempio 13 era gennaio, 14 era febbraio e così via).
· Per la festività del Natale, era abitudine preparare il pane di Natale e i “miliddi” (sorta di biscotti di pane).Ormai è possibile comprare, nel periodo natalizio, questo tipo di pane, in tutti i panifici.
· Il giovedì antecedente al Carnevale, cosidetto Giovedì Grasso, era consuetidine uccidere un maiale e quindi cucinarne la carne a stufato riunendosi nei bagli per festeggiare. La domenica successiva si apriva ufficialmente il Carnevale con la sfilata in maschera per le vie cittadine, lungo le quali si potevano trovare dei pupi di paglia allestiti proprio davanti alle abitazioni. Il martedì, era invece “messa in scena” la morte di Carnevale, e si organizzava una sfilata cittadina, una sorta di corteo funebre; alla fine del quale veniva acceso un grande falò e venivano bruciati tutti i pupazzi. Questo era il momento conclusivo del carnevale; fino a qualche anno fa era ancora possibile assistere alla realizzazione di questi eventi, ma negli ultimi anni è più facile trovarsi davanti i caratteristici e moderni carri, con le buffe caricature dei politici di turno e un corteo di maschere di ogni genere.
· Durante la Quaresima, è ancora tradizione collocare frumento o legumi al buio e in una vaschetta a bagno per addobbare una volta fioriti il santo sepolcro del giovedì Santo. Di solito ogni venerdì di Quaresima non si mangia la carne, mentre molti usano fare un “fioretto”, cioè rinunciare durante tutto il periodo quaresimale a qualcosa di indispensabile.
· E’ ormai una pratica estinta quella di consumare, la mattina di Pasqua per colazione delle uova fritte e di solito la carne di agnello in brodo o a stufato caratterizzava il pranzo pasquale.
· Tra i rimedi e le superstizioni, la classica “pigghiata d’occhiu” era il rito più usato per alleviare il mal di testa causato dal malocchio. Il rito consisteva nel posizionare sulla testa del soggetto colpito un piatto con un pò d’acqua e sale.Il rituale aveva inizio con il segno della croce: per tre volte si gettavano delle gocce d’olio dentro il piatto dicendo sottovoce una “razione” (un’invocazione). Se le gocce scomparivano dal piatto voleva dire che la persona era stata vittima del malocchio altrimenti il mal di testa era da attribuire ad altre cause.
· Per il mal di testa dovuto all’insolazione, si usava bruciare un pezzo di carta entro una tazza, la stessa veniva poi capovolta su di un piatto con dell’acqua e posto sulla testa dell’individuo affetto da mal di testa.Se l’acqua veniva assorbita si tratta del classico “suli in’testa” in pratica colpo di sole.
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