Secondo un decreto del 1241 del Re Federico II, si concedeva tredici “Casalia Inhabitata” all’università di Monte San Giuliano (l’attuale Erice), con lo scopo di aggregare gli “habitatores” su un vasto territorio circostante per la crescita della popolazione.
Tutto questo territorio, che si estendeva fino a Castellamare del Golfo, venne diviso in feudi e dato alle più facoltose famiglie ericine per amministrarlo.

Il termine Custonaci o Custunaci appare per la prima volta in un antico documento del 1241 che nomina il “flumen Custunachii” che fa riferimento all’attuale rio Forgia, fiume di carattere tipicamente torrenziale che divide il territorio di Custonaci da quello di Valderice.
La desisenza aci o akis, la ritroviamo spesso in molti termini dialettali e in altri toponimi come Scurati, Sparaci e sicuramente indicano una derivazione greca o sicana.
La radice del nome invece potrebbe avvicinarsi a kustuni cioè roccioni ripidi o a kastanaki, piccola castagna.

Il territorio di Custonaci, situato all'estremità settentrionale della provincia di Trapani, si affaccia a nord sul mar Tirreno e confina a nord-est con il comune di San Vito lo Capo, a sud-ovest con quello di Valderice e a sud con i comuni di Buseto Palizzolo e di Castellammare del Golfo.

Custonaci sorge su una collina a 186 m s.l.m. Con una superficie di 69,61 kmq e una densità di 67 ab/kmq, dista circa 21 km da Trapani; acquisisce autonomia comunale il 3 dicembre 1948 e diventa città nel 2004.
La popolazione custonacese è costituita all’incirca da 5.404 abitanti e la sua storia è legata a quella di Erice, nel passato detentrice dei diversi territori circostanti. Attualmente la città di Custonaci, città internazionale dei marmi è divisa in diverse frazioni: Sperone, Santa Lucia, Purgatorio, Baglio Messina, Scurati, Baglio Mogli Belle, Cornino, Assieni, Frassino, Tono (Tuono).
L’economia principale della città è rappresentata dal marmo e dall’estrazione del famoso Perlato di Sicilia, che fa di Custonaci il secondo bacino marmifero in Italia.