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Siti Archeologici
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Grotta Mangiapane
La grotta Mangiapane chiamata anche “Grotta degli uffizi” è una delle grotte più importanti del territorio trapanese.
Posta ad un’altitudine di 55-60 metri sopra il livello del mare in località Scurati, alta circa 70 metri e profonda 50, fu abitata dall’uomo sin dal Paleolitico superiore.
I primi studi sono stati condotti dal marchese Guido Dalla Rosa nel 1870 e da Raimond Vaufrey nel 1925.
Tra i numerosi reperti preistorici, sono stati ritrovati denti e ossa di animali, selci lavorate, ossidiana e pitture rupestri tuttora conservati presso il museo Pepoli di Trapani, il museo della Preistoria della Torre di Ligny e il museo Etno-antropologico di Parigi .
Abitata fino ai primi anni ’50 dalla famiglia Mangiapane, oggi la grotta è la sede naturale del Presepe e del Museo Vivente.
MUSEO GROTTA MANGIAPANE
Grotta Mangiapane, contrada Scurati, 91015, Custonaci (TP)
Associazione Culturale Museo Vivente.
tel. 340 1432291
info@presepecustonaci.it
www.presepeviventedicustonaci.it Da Aprile a Novembre dalle ore 10:00 alle ore 18:00, € 3,00 senza guida (bambini sotto i 5 anni GRATIS). Prenotazione solo per i gruppi.
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L'antica strada fenicia e le stele
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Nella piana del feudo Sanguigno in prossimità di Cornino, si notano ancora i resti di una probabile antica strada fenicia.
Ben visibili sono ancora i solchi nella roccia per il passaggio delle ruote per gli antichi carri.
Dislocate sempre in quella zona, si trovano cippi tufacei con inciso su una figura antropomorfa in basso rilievo che si presume possa essere il segno della dea fenicia “Tanit”.
Restano motivo di studio e di questioni controverse, il momento storico, il luogo dove nacque e si diffuse il culto della dea, l’origine stessa del motivo iconografico e il suo significato storico-religioso.
Sulle stele, il prof. Falsone ipotizza che segnavano una strada sacra e se ciò esistesse sarebbe una scoperta unica al mondo;ma per il momento rimane solo un’ ipotesi.
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Il ponte romano e la cappelluccia rupestre
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Crollato nell’alluvione del 1976, un ponte di fattura romana comunicava la contrada Linciasella con la contrada Rumena attraversato nel mezzo dal rio Forgia.
Accanto al ponte si trovava una “Cappelluccia rupestre” dedicata a Santa Maria di Custonaci.
Nella cappelluccia veniva portata una tavola dipinta nel 1541 da Antonello Panormita della scuola del Crescenzio che vi rimase per un pò di tempo.
Con l’accrescere di un numero di fedeli devoti a Maria Santissima e dall’ esigenza di difendersi dalla pirateria dei turchi, si decise di conservare l’immagine della Madonna nella fortezza-chiesa facendo così cadere in disuso la capelluccia di cui adesso rimangono solo pochi ruderi.
Spostandoci sempre sul territorio di Linciasella, su un piccolo altopiano, troviamo i resti di una costruzione del periodo medievale denominata “u casteddu Linciasa” dove in passato sono stati rilevati numerosi resti di ceramica.
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L'Eraclea di Monte Cofano
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Sul versante est del monte Cofano a pochi metri dalla torre della tonnara di Cofano, sistemato in una conca collinare poco visibile dal mare, pare sia collocato un sito archeologico individuato dal professore Gianfranco Purpura.
Secondo gli studi e le ricerche condotte dal professor Infranca si ipotizza che si tratti dei resti dell’antica Eraclea greca.
L’area presenta una via d’accesso delimitata da una cinta muraria e fortificazioni alla sommità del pianoro è stata ritrovata un’enorme cisterna che veniva utilizzata non solo per la raccolta delle acque ma anche come strumento difensivo.
Sulla roccia, la cosidetta “Rutta picciata” con una scala scavata al suo interno era sicuramente un ulteriore punto di difesa dell’insediamento. Il sito era inoltre ricchissimo di frammenti di ceramica di diverso pezzame e manifattura che gli esperti fanno risalire al V-IV secolo a.C.
Nei fondali del golfo di Cofano, accanto allo scoglio Scialandro è stato ritrovato del materiale anforeo e il relitto di una nave soprannominata “il Relitto dello Scialandro”.
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La saliera preistorica
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Di un ritrovamento risalente al 1882 nel territorio custonacese, è la bellisima saliera in argilla risalente all’età del bronzo.
Si tratta di un recipiente a saliera doppio in argilla arancione dell’età preistorica con una base piatta e con una decorazione costituita da linee incise e da una serie di puntini.
La saliera, perfettamente conservata e custodita al museo A. Cordici di Erice, ha un’altezza totale di 14,7 cm e una larghezza totale massima di 27,1 cm.
Insieme alla splendida saliera sono stati rinvenuti nello stesso ritrovamento scarabei punici, anelli e amuleti in bronzo, pesi in pietra grigia e bronzetti vari preziosamente custoditi al museo A.Cordici di Erice.
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