Artigianato locale
Sempre più rara nell’Agro-ericino, è l’arte della tessitura del tappeto.
I tappeti tipici vengono tessuti, cosi come tradizione vuole, grazie all’impego di un telaio di legno che sapientemente manipolato, intreccia in maniera molto colorata e secondo interessanti disegni delle strisce di stoffa. Queste strisce erano anticamente ricavate da stoffe avanzate dopo il confezionamento degli abiti che le massaie cucivano, solitamente da se.
Caratteristiche del ricamo locale sono invece le “sfilature” su tende, lenzuola e tovaglie; trafori, intrecci, incroci in lino, cotone e seta si prestano alle sfilature.
Nell’ambito casalingo, le tecniche più utilizzate sono quelle del punto intaglio, del punto inglese, del punto norvegese, del chiaccherino e del punto “tombolo”.
Tipici dell’artigianato locale sono le cosidette “coffe” (borse), i “scupazzi” (scope impiegate per il forno a legna), le “corde” (prevalentemente impiegate per stendere i panni ed in passato impiegate anche per riempire i fondi delle sedie); tralaltro in tempi più antichi, con la stessa tecnica, venivano realizzati “zerbini” (tappetini ovali) e “zimmili” (grandi tasche, solitamente due, sistemate sui muli che servivano per il trasporto di merce).
Questi prodotti venivano realizzati mediante l’intreccio della “curina” ricavata dalla “giummarra” (palma nana).
Grazie all’impiego di rami di olivastro che ne formano la struttura riempita poi da listelle ricavate dalle canne di bamboo venivano e vengono realizzate soprattutto, anzi esclusivamente dagli anziani, i “panara” cioè cesti di varia forma e dimensione muniti manico, ma anche senza.
E’ ormai un lontano ricordo l’impego della “zabbara” (agave) per la realizzazione, attraverso un particolare e laborioso processo di lavorazione, di corde ben resistenti.
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